Cremisan, un vino che
abbraccia tutto il Medio Oriente
Al Salone del Gusto di
Torino ho fatto un incontro particolare: I vini palestinesi della Terrasanta
prodotti dai Salesiani di Don Bosco. Ho così scoperto dei vini, di cui avevo
sentito parlare, ma che sino ad ora non avevo avuto modo di assaggiare. Cremisan
Whine Estate produce sei vini di cui tre bianchi e tre rossi, tutti di ottima
qualità.
Superlativo il Dabouki,
un bianco secco con note iodate e salmastre e bella freschezza, prodotto
con uve a bacca bianca autoctone
Dabouki nei vitigni situati in località Shaffa, nei territori occupati
palestinesi su terreni terrazzati ad 800 metri di altitudine, è vinificato in
acciaio su fecce fini.
Altro bianco
interessante è il Hamdani Jandani, vino davvero particolare con
sentori di frutta bianca e tropicale, prodotto con uve a bacca bianca, Hamdàni
e Jàndali, nei vigneti di Shaffa.
Interssante lo Star of
Bethlehem White prodotto con 60% di Dabouki, 20% Hamdàni e Jàndali e 20% da
vitigni internazionali che vengono invece coltivati presso il Convento di Beit
Jemal ad un’altitudine di 250 metri s.m. Ogni varietà viene vinificata
separatamente e poi miscelata all’imbottigliamento.
Da contraltare a questo
vino c’è lo Star of Bethlehem Red prodotto con il 35% di Cabernet Sauvignon,
dal 35% di Cabernet Franc, dal 25% di Tempranillo e dal 10% di Merlot. Queste
uve per la metà provengono dai vigneti del Convento Salesiano di Beit Jemal e
per il restante 50% da conferitori arabi – israeliani della zona di Dayr Rafat
che è poco lontana dal convento. Un vino di corpo e dall’ottimo sapore
fruttato.
Molto particolare il
Baladi, rosso prodotto con uve Baladi Asmar coltivate a Beit Jemal. Questo
vino, rotondo, intrigante, dopo un breve stazionamento in acciaio ha un
affinamento in botte grande per 14 mesi.
C’è poi il Cabernet
Sauvignon, che proveniente anche lui dai terreni di Beit Jemal e che dopo uno
stazionamento in acciaio ha anche lui un affinamento in botte grande per 14
mesi. Un vino complesso, terroso, con un bel tannino. Vini che abbracciano
tutto il Medio oriente e che hanno i sapori di quei territori.
La cantina di Cremisan prende il nome dalla collina in cui dal 1885 I Salesiani, coltivano la vite e producono il vino e comprende anche i vigneti di Beit Jemal. Si trova tra Gerusalemme e Betlemme ed è attraversata dal Muro di separazione israeliano. Ora con Il progetto di rilancio, grazie anche al sostegno del VIS, Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, si vuole migliorare la produzione vitivinicola di Cremisan e di Beit Jemal, con particolare attenzione alla salvaguardia dei vitigni autoctoni e di rilevanza storica, con puntuale rispetto delle tradizioni locali, attraverso la formazione di personale locale specializzato, il rinnovo delle strutture fisiche esistenti, il miglioramento dei terreni agricoli e delle produzioni della zona attraverso il coinvolgimento dei contadini locali, la promozione e la distribuzione dei prodotti nel mercato locale e internazionale.
Roberto Goitre
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